L’abitudine di impiegare pittori professionisti per allestire
l’apparato ornamentale di certi codici di lusso era piuttosto
diffusa nella Bologna del Rinascimento.
Ma il Libro d’Ore del Perugino è senza dubbio un caso eccezionale. Il
suo committente, infatti, volle radunare nello stesso codice
alcuni dei più grandi artisti del suo
tempo, affidando a ciascuno di loro una pagina
miniata.
Così, il Libro d’Ore del Perugino si può definire un’antologia del
fior fiore dell’arte italiana del primo Cinquecento. O meglio, una
galleria, una vera e propria pinacoteca in
miniatura. Come se il suo committente volesse
gareggiare, su scala ridotta, con lo straordinario progetto di
Isabella d’Este, che per decorare il suo camerino privato nel
Palazzo Ducale di Mantova commissionò dipinti ai più grandi artisti
del Rinascimento.
L’UNICA MINIATURA FIRMATA DEL
PERUGINO
L’artista più illustre impegnato nella
decorazione del Libro d’Ore del Perugino è senza dubbio Pietro
Vannucci, detto il Perugino, il maestro di
Raffaello. Come dire, uno dei maestri più quotati non solo della
pittura umbra e centro-italiana, ma di tutta la pittura
europea.
Per quest’opera, il Perugino dipinse Il Martirio di san
Sebastiano, l’unica miniatura da lui firmata a lettere
maiuscole d’oro sul prato in primo piano: “Petrus Perusinus
Pinxit”.
In questo modo egli voleva evidentemente ricordare anche la sua
attività nel campo dell’illustrazione libraria. Un’attività che
ebbe notevoli influssi sugli artisti “lombardi”, come si diceva
allora, cioè operosi nella Pianura Padana.
La scena del martirio, del resto, è realizzata in termini
squisitamente pittorici, con il protagonista raffigurato
come un giovane biondo e bellissimo issato su un
alto tronco e ancora immune dalle ferite delle frecce che gli
stanno scoccando gli arcieri.
Eleganti sono anche i due angeli in alto, che con
il loro movimento nel cielo azzurro incoronano il santo con
l’aureola. E dolcissimo è il paesaggio, che dalla collina in primo
piano sfuma in una lontananza azzurrina.
GLI ALTRI ARTISTI
Nel libro d’Ore
del Perugino c’è un’altra miniatura firmata. E’ L’Adorazione dei
Pastori di Amico Aspertini, pittore bolognese che
dopo avere assimilato la dolcezza di stile dei suoi maestri Costa e
Francia, si esprime in un linguaggio molto diverso, caratterizzato
da una tavolozza ricercata, dai contorni appuntiti
e incisivi, dalle asperità del paesaggio e
dall’interesse per i monumenti dell’antichità.
Ben diverso lo stile sfoggiato nel Re David con la cetra da
Lorenzo Costa, pittore raffinato ed elegiaco
attivo a Bologna a partire dal 1485.
Mentre Francesco Raibolini, detto il Francia, pure
bolognese, mostra nel San Girolamo di avere ormai abbandonato le
iniziali durezze della sua formazione ferrarese in favore di un
classicismo ispirato alla lezione del Perugino.
La bellissima Annunciazione si deve poi a Matteo da
Milano, pittore ma soprattutto miniatore molto attivo tra
Lombardia ed Emilia, cui si deve l’illustrazione di vari
manoscritti e in questo caso anche la decorazione a grottesche,
ricca di riferimenti classici.





