Uno degli elementi più mirabili e caratterizzanti del Libro
d’Ore del Perugino è la decorazione a grottesche che fa da cornice a
varie pagine.
Che cosa sono le grottesche? Si tratta di un soggetto pittorico
molto popolare a partire dal Cinquecento. Sono
figurine esili ed estrose, che si fondono con
decorazioni geometriche e naturalistiche, su uno sfondo in genere
bianco o comunque a un colore. Le figure sono molto colorate e
danno origine a cornici, effetti geometrici, intrecci e
quant’altro, ma sempre mantenendo una certa levità e
ariosità, per via del fatto che in genere i soggetti sono
lasciati minuti, quasi calligrafici, sullo sfondo.
Il nome deriva dalle “Grotte” del Colle Esquilino a Roma, cioè i
resti sotterranei della Domus Aurea di Nerone,
scoperti nel 1480 e divenuti immediatamente popolari tra i pittori
dell’epoca che spesso vi si fecero calare per studiare le
fantasiose pitture ivi rinvenute.
Pittori illustri come Filippino Lippi, il Pinturicchio, Amico
Aspertini e il Sodoma, furono tra i primi a utilizzare queste
frivolezze antiche ma con un certo pressappochismo che tradiva la
smania di sfruttare il prestigio di un modello antico. Fu l’equipe
di Raffaello Sanzio ad effettuare una vera e
propria riforma di questo genere aumentando così il numero di
richieste da parte dei committenti e arrivando inevitabilmente alla
monotonia della pratica.
La parola grottesco è passata poi a significare in
varie lingue neolatine qualcosa di bizzarro e inconsueto, assumendo
infine una connotozione di “ridicolo” e caricaturale.

